I meli di Son Pouses

I MELI DI SON POUSES 

1.   Son Pouses – Croda de r’Ancona.

2.   L’inizio della guerra – il “miracolo militare”.

3.   Il primo attacco italiano a Son Pouses.

4.   Il secondo attacco italiano a Son Pouses.

5.   Gli uomini – le testimonianze.

6.   La gita, le trincee e gli alberi da frutto.

7.   Bibliografia.

 “Tutti avevano la faccia del Cristo

nella

livida aureola dell’elmetto

tutti portavano l’insegna del supplizio

nella

Croce della baionetta

e nelle tasche il pane dell’ultima cena

e nella gola il pianto dell’ultimo addio.”

Poesia di Giuseppe Ungaretti, scolpita sul Castelletto nel 1916.

1. SON POUSES

Son Pouses mt.1825, per gli italiani Son Pauses, (l’oronimo ampezzano richiama le “pouses”, spazi per il riposo del bestiame al pascolo) non è una cima vera e propria, ma una gibbosità quasi piatta, posta alle pendici sud della Croda de r’Ancona, nel gruppo della Croda Rossa d’Ampezzo e da essa separata da una valletta boscosa. Il risalto domina la Val di Rudo, che da Podestagno sale verso l’alpe di Ra Stua. Dalla sommità si controlla il passaggio sulla sottostante strada di Alemagna, unico valico verso la Pusteria.

Alle sue spalle si erge la Croda de r’Ancona, famosa per l’omonimo Busc (foro nella roccia ben visibile dalla strada di Alemagna), luogo della leggenda ampezzana del diavolo, che sarebbe scappato dalla valle forando la parete a cornate, non essendo stato in grado di convertire a suo vantaggio gli abitanti.

 2. L’INIZIO DELLA GUERRA – IL MIRACOLO MILITARE

 Nel 1915 quando l’Italia entrò in guerra, la tranquillità delle Dolomiti venne scossa dal rumore delle armi. Un continuo movimento di uomini e mezzi agitò una comunità parsimoniosa e tranquilla.

Ampezzo, in ladino Anpezo era il più piccolo Capitanato dell’Impero Asburgico, un capitano e tre gendarmi bastavano a garantire giustizia e legalità. Il grosso della forza lavoro era già stato chiamato alle armi un anno prima ed inviato in Galizia a combattere una guerra lontana e incomprensibile.

A Cortina il 16 maggio del 1915 vengono chiamati alla visita militare tutti i non ancora arruolati dai 16 ai 20 anni e dai 43 ai 50, inquadrati negli Standschutzen, tiratori scelti o nel Landsturm (leva di massa). Gli viene consegnata la divisa con l’Aquila Tirolese e costituiscono il 2° plotone – 4° battaglione Enneberg Marebbe.

Il 19 maggio vengono inviati sul Son Pouses 135 soldati ampezzani con 60 capi di bestiame, da li potevano vedere le loro case, l’angoscia e la sofferenza non avevano limiti. Il 22 maggio vengono rafforzate le postazioni sul Son Pouses e quando alla mezzanotte del 23 l’Italia entra in guerra, Cortina è vuota e senza difese. Il 24 maggio gli italiani varcano il confine a Dogana e arrivano fino ad Acquabona. Anpezo è sgombra da qualche giorno, ma invece di ordinare agli ufficiali di avanzare, approfittando della debolezza dell’avversario, il generale Nava li invita ad attendere… gli italiani non si muovono. Nelle prime due settimane, sfruttando la loro superiorità potrebbero occupare non solo la Punteria, ma puntare al Brennero. Il 27 maggio dal passo Tre Croci scendono alle 16.45 otto fanti della Brigata Marche ed entrano in Cortina, proseguono per Zuel senza imbattersi in alcun soldato austriaco. Il 29 Cortina è occupata senza alcun colpo ferire dal 23° Reggimento della Brigata Como alla ore 4 pomeridiane.

I soldati rimasero delusi per la freddezza con cui furono accolti, ma non potevano pretendere che gli ampezzani, vecchi, donne e bambini, provassero simpatia per gli invasori indesiderati e armati che si apprestavano a combattere e forse uccidere i loro figli, mariti, padri e fratelli, dai quali si trovavano separati per colpa loro.

Durante la guerra a Cortina erano presenti dai 20.000 ai 30.000 soldati.

Invece che avanzare subito gli italiani si sistemarono in paese e sulle alture. Così avvenne quello che gli austriaci chiamarono “il miracolo militare”. I primi giorni furono determinanti per tutto l’andamento della guerra. Per gli italiani l’inazione fu un errore fatale, che costò in seguito decine di migliaia di morti. Per gli austriaci un colpo di fortuna insperato e incredibile. Un vero e proprio “miracolo”.

E’ fondamentale ricordare che sul fronte dolomitico, l’Austria ebbe sempre intenzioni difensive e non pensò mai di avanzare. In base al concetto difensivo e per mancanza di forze, gli austriaci si limitarono ad impedirei passaggi.

Eccetto arretramenti di poco conto, la linea difensiva rimase pressoché invariata per tutto il conflitto. Gli italiani non riuscirono mai a sfondare in profondità, nonostante gli sforzi e le apocalittiche mine.

Gli uomini della montagna non possono odiarsi: mai una volta venne meno la cavalleria.

Benitius Rogger
Guida alpina)

3. PRIMO ATTACCO ITALIANO (7 - 15 giugno 1915)

A fine maggio la linea d'investimento della 2ª Divisione correva immediatamente a nord di Cortina: Col Drusciè - Cadin - Staulin, con posti avanzati a Cianderou e Ponte Sega, ed era collegata con la 10ª Divisione presso Passo Tre Croci.
L'appoggio di artiglieria venne garantito dai pezzi da 149 piazzati allo scoperto sulle pendici più basse del gruppo del Pomagagnon (una batteria di obici pesanti campali, più l'8ª batteria della 2ª frazione del Parco d'Assedio di cannoni da 149A ed una batteria di mortai da 210), mentre i fanti della brigata Como (23° e 24° Fanteria) saggiavano la linea sotto il passo di Cimabanche.

 L'attacco viene suddiviso in tre colonne dal gen. Nasalli Rocca:

Colonna di sinistra: costituita dal II/8° Bersaglieri (col. Martinelli), rinforzato dalla 30ª e 83ª compagnia del Fenestrelle che aveva il compito di puntare sul Col Rosà per le falde nord est della Tofana e per la Val Fiorenza, dirigendosi poi su Ponte Alto e Col Becchei di sotto.

Colonna di Centro: affidata al col. Pistoni (e del t. col. Vacca) del 23°, costituita dal IV/23°, al quale si aggiunse poi il I/24° (magg. De Rossi) doveva portarsi a Podestagno per la sponda sinistra del Boite e poi proseguire frontalmente su Son Pauses.

Colonna di Destra: costituita dal 53° fanteria (col. Wilmant) che per la Val Padeon deve raggiungere il rio Felizon, quindi per la Val de Gottres, puntare sulle falde est della Croda dell'Ancona.

Il mattino del 7 giugno Forcella Fiorenza viene colpita dalle granate a shrapnel italiane.
Nel pomeriggio dell'8 giugno, seguendo le direttive dell'attacco, il 53° giunse sul rio Felizon, fra Ponte dell'Ancona e S. Biagio (poco dopo Ospitale) e si spinse fino alle pendici est della Croda dell'Ancona. I fanti del 23° (colonna di centro) occupano Podestagno (il giorno 9, probabilmente) ed i bersaglieri raggiungono la testata della Val Fiorenza e le due compagnie di alpini si portano verso Ponte Alto. Scopo dell'azione è quello di coprire l'azione della colonna centrale.
Una pattuglia di tiratori (s.ten. Burtscher) sale su un'altura a nord di Ponte Alto per far fuoco sugli italiani avanzanti.
Lo stesso giorno una pattuglia italiana muove verso il prato di Progoito, ma il suo comandante (cap. Adorni della 8ª/8° Bersaglieri) viene ucciso da un cecchino appostato nel "posto Flügel" (sopra una cornice del Vallon Bianco, zona Tofane); il giorno seguente gli italiani possono recuperare le salme, grazie all'ordine del ten. Klaus che impedì di sparare sugli italiani.
Nella notte tra il 7 e l'8 giugno le due compagnie del Fenestrelle si trincerano presso Forcella Fiorenza ed il Col Rosà; durante la giornata dell'8 occupano Ponte Alto. Presso lo sbarramento di Fanes giungono 2 compagnie tedesche (del battaglione del magg. Plötz) e due pezzi di artiglieria da montagna austriaci. Una pattuglia mista (austro-tedesca) al comando del capopattuglia Neumann viene catturata dagli italiani, mentre una compagnia italiana che stava minacciando la pattuglia Klapeer viene a sua volta sorpresa da una pattuglia da incursioni tedesca (ten. Klaus e s.ten. Burtscher).

La guerra sulle Dolomiti è stata forse la più meravigliosa fra le campagne di guerra ... dev'essere stato come prendere d'assalto il cielo.

Herbert George Wells
(Giornalista e scrittore)

 La posizione occupata dagli italiani non era per nulla tranquilla in quanto esposta da tre lati alle eventuali offensive austriache; infatti nella notte tra l'8 ed il 9 giugno arriva per gli austriaci l'ordine di dirigersi dallo sbarramento di Fanes verso Ponte Alto per sloggiare gli italiani e ristabilire il collegamento con le truppe di Ra Stua. La 3ª/II Reserve Jäger dalla Val Travenanzes ed una compagnia austriaca da Castel S. Uberto dovevano appoggiare l'attacco. Nella notte, la 2ª/II Jäger (ten. Klaus) passa all'attacco. Dietro suggerimento del cap. Baccon, le due compagnie di alpini si dispongono a semicerchio. I bavaresi attaccano per primi nella notte e vengono respinti in 40 minuti di scontro; lasciano sul campo 5 morti, 16 feriti e 6 prigionieri.

A proposito di questa azione, il Krafft scrisse il 10 giugno:

Le ore del mattino hanno recato l'incresciosa notizia che una compagnia del Bayerisches Reserve-Jägerbataillon 2, durante un'azione notturna su Ponte Alto, è incappata in un agguato. [...]Il più grave tuttavia si è che siffatte imprese sono in stridente contrasto con la volontà, reiteratamente espressa, del nostro comando supremo, e con le istruzioni impartite al tenente generale. E' vero che il Ponte Alto si trova in territorio austriaco, ma nel caso presente le truppe germaniche si sono incontestabilmente comportate da assalitrici, spingendosi assai oltre la linea di difesa, e lasciando con tutta probabilità dei prigionieri. Se gli italiani vorranno sfruttare politicamente questo episodio, si sarà verificato proprio ciò che non sarebbe dovuto accadere.

All'alba del 9 giugno parte l'attacco degli austriaci che però fallisce subito.
Il 10 l'azione viene sospesa "per la necessità di preparare un vigoroso e complesso attacco". Per agevolare l'azione della colonna di sinistra venne gettata nella mischia anche la Reggio, che doveva procedere con azione avvolgente per il Col dei Bos e Val Travenanzes. La colonna di centro venne rinforzata dal I/23° (t. col. Zoppi) e dal III/24° e da una batteria del 13° ed una del 17° Artiglieria da Campagna; le altre colonne rimasero invariate.
Gli austriaci risposero con 2 compagnie del I/1° Jäger bavaresi allo sbocco di Ponte Alto e Col Becchei, il I/14° IR rinforzato da reparti di Standschützen allo sbocco di Son Pauses, un'altra compagnia del I Jäger bavaresi con i finanzieri e gendarmi di Cortina nella parte alta della Val de Gottres. Altre 2 compagnie del I Jäger bavaresi erano in riserva a Ra Stua e nelle opere di Son Pauses era presente una batteria da montagna.
Alle 5 del 13 giugno iniziò il fuoco dell'artiglieria ed alle 10 mossero le fanterie, così descritto nei documenti ufficiali:

Le colonne di destra e di centro guadagnarono lentamente terreno, rispettivamente in Val Gottres e verso Son Pauses. Quella di sinistra superò la testata di Val Fiorenza verso le 11 ed i suoi nuclei avanzati erano già a Ponte Alto quando il comandante della colonna venne a conoscere che il movimento avvolgente per il Col dei Bos e la Val Travenanzes non era riuscito. Il col. Martinelli incaricò la 30ª alpini di seguire la rocciosa falda della Tofana III e di puntare verso Furcia Rossa e la Val di Fanes, per ottenere, con movimento a raggio più ristretto, ma contro gli stessi obiettivi, gli effetti che si attendevano dall'azione tentata dal III/45° del magg. Ottina. Fu ripreso così l'attacco che procedette vivamente contrastato per tutta la giornata. [...]
L'attacco delle tre colonne, forzatamente lento, ma tenace, continuò nei giorni 14 e 15 ed assunse una particolare caratteristica. Il terreno impervio, a zone transitabili obbligate, non consentiva di trarre alcun vantaggio dalla superiorità numerica. Le colonne d'attacco erano costrette a spezzare l'azione ed affidarla a piccoli nuclei che, avviati dove il terreno consentiva il movimento venivano poi inesorabilmente fermati da validi rafforzamenti in roccia con fasce di reticolati e non superabili con i mezzi di cui i reparti disponevano, oppure dal fuoco di tiratori abili, invisibili, ben appostati fra le rocce, inafferrabili. E se la forza da noi messa in moto per l'azione era considerevole, in effetti non combatterono che piccoli reparti di forza non superiore a quella opposta.

L'attacco durò ininterrottamente per tre giorni, per poi venire sospeso definitivamente il 16 giugno, senza aver ottenuto nessuno degli obiettivi prestabiliti.

La guerra sulle Dolomiti è stata forse la più meravigliosa fra le campagne di guerra ... dev'essere stato come prendere d'assalto il cielo.

Herbert George Wells
(Giornalista e scrittore)



4.  SECONDO ATTACCO ITALIANO (7 - 27 giugno 1916)

Affidato al 50° Fanteria (col. Sesini), al II e III/49° (magg. gen. Duci), il I/91° ed il II/92° (magg. gen. Nassi) ed ai battaglioni Val Piave (magg. Gregori) e Pieve di Cadore (magg. Freyrie). Gli obiettivi principali sono: il fondo della Val Felizon, il Coston del Foramela, Croda de r'Ancona.


Sull'imbrunire del 7 giugno il battaglione Cadore risalendo la Strada di Alemagna, passa per Fiames tra gli scoppi dell'artiglieria austriaca. Raggiunge la forra del Rio Felizon, procede fin oltre la grande svolta, poi piega a sinistra e si adddentra nel bosco. Il magg. Freyrie, la 75ª e la 67ª (cap. Slaviero e Cavalieri) con la 4ª sezione mitragliatrici e la compagnia del 91° salgono in silenzio per la valletta boscosa del Rio dei due ponti e ne escono all'altezza della Selletta. Un plotone della 67ª piega a destra ed occupa il costone che si stacca dal Monte Cadini verso sud-est (tra il Rio Senza Nome ed il Rio dell'Ancona) per proteggere il fianco dell'avanzata della 68ª(cap. Porta) che con una compagnia del 92° sta puntando verso gli Zuoghe.
Dal 7 al 9 giugno le compagnie si rafforzano sulle posizioni raggiunte. La 4ª sezione mitragliatrici si disloca con un'arma presso la 67ª ed un'altra presso la 75ª. Alcune pattuglie di quest'ultima vanno ada attaccare corde per facilitare l'accesso nel valloncello sotto la Selletta di Son Pauses.
Alle 5 del 10 giugno la 75ª si spinge combattendo verso la Selletta ed il plotone d'avanguardia arriva fino a 250 metri dalle posizioni austriache. Ma sotto il fuoco incrociato di mitragliatrici e fucileria gli alpini sono costretti a fermarsi per ripiegare verso sera. Si ferma e ripiega anche un plotone della 67ª che è giunto fino sotto la cima principale del Monte Cadini. Anche l'azione della 68ª contro gli Zuoghe si infrange senza risultato.
Nelle prime ore del 12 giugno le compagnie del battaglione Cadore ritentano di avanzare con gli stessi obiettivi, ma nevica e la temperatura si è abbassata di molto: raggiungono le stesse posizioni degli attacchi precedenti, ma ancora si arrestano di fronte alle difese aaustriache e nel pomeriggio ripegano.
Il 13 ed il 14 si riordinano, rafforzano le posizioni e, giunti i rifornimenti, si apprestano ad un nuovo tentativo. La notte del 15 due plotoni della 67ª, un plotone della 75ª ed una compagnia del 91° partendo dal costone sud-est del Monte Cadini muovono verso il costone occidentale del monte. Giunti a 300 metri dai reticolati austriaci vengono nuovamente arrestati.
Nella notte sul 16, a sinistra gli alpini della 67ª (praticamente ridotti ad un solo plotone) con i superstiti della 75ª, a destra la compagni del 91° tenatno un ultimo disperato sforzo. Ma il terreno ripido e nudo non consente la formazione frontale. Un secondo tentativo alle 22 viene arrestato dagli austriaci che fanno brillare alcune mine.
Sempre nella stessa notte, gli alpini della 68ª (cap. Porta) e la compagnia sciatori (ten. Corniani), spostate un po' a destra, attaccano verso la Croda dell'Ancona il trincerone che scende lungo il fianco sud-est. Lo conquistano e lo riperdono. I resti delle due compagnie tornano all'assalto, e nuovamente lo riprendono. Ma all'alba la posizione, battuta alle spalle dal Forame, diviene insostenibile; gli alpini si ritirano (la 68ª è ridotta a 43 uomini, gli sciatori sono solo 23!). Il giorno dopo il serg. Salvador raduna nuovamente gli uomini per un assalto ma ancora viene arrrestato ed il sergente ferito.

Dal 17 al 19 le posizioni vengono rinforzate, si fanno uscire delle pattuglie per riconoscere il terreno e si tenta di molestare i lavori difensivi degli austriaci.

 Alle 5 del 20 giugno la 68ª, un battaglione dell'8° Bersaglieri e reparti del 92° rinnovano l'attacco su per la ripida costa ad est del Rio dell'Ancona, puntando verso gli Zuoghe. La colonna ad ovest del Rio, agli ordini del comandante del battaglione Cadore, compie un'azione dimostrativa verso Son Pauses e le falde a sud; partecipa all'azione la 67ª con il sostegno di 4 mitragliatrici. Lo scontro dura per tutto il 20, il 21 ... ma ancora si infrange contro le difficoltà del terreno e della munita difesa austriaca. Il mattino del 22 due pattuglie della 67ª e del 91°, spintesi fin sotto i reticolati del fortino ad ovest e ad est, riescono a far brillare quattro tubi di gelatina producendo squarci di 3/4 metri nel primo ordine di reticolati. Segue subito l'azione dimostrativa dei fanti e degli alpini. Verso le 14, la 75ª ed una compagnia del 21° [Berti riporta il 21°, ma mi pare strano, più probabile il 23° - NdW] accorrono a dar man forte. Verso sera l'azione viene interrotta. La mattina del 23 gli austriaci piazzano due nuove mitragliatrici sul fronte di cima Cadini, sopra il canalone dov'è ammassato il grosso delle truppe italiane. L'artiglieria italiana non riesce a farle tacere, e riescono a ferire il comandante del battaglione Cadore.

Nei giorni seguenti si intensifica il servizio di vigilanza e si lavora per stendere i reticolati e rafforzare le posizioni.
Il bilancio definitivo dell'azione è di 324 morti, 2826 feriti e 85 dispersi.

Signori ufficiali, andiamo alla morte, facciamo vedere come sanno morire gli alpini

Carlo Buffa di Perrero
(Capitano degli Alpini)

5. GLI UOMINI – LE TESTIMONIANZE

 ·       Generale Saverio Nasalli Rocca: nel giugno del 1915 viene esonerato per l’uso sconsiderato di munizioni contro l’obbiettivo del Son Pouses già considerato inarrivabile, ma anche per essere troppo prudente e lento nelle manovre.

·       Generale Antonio cantore: sostituisce Nasalli, viene ucciso in circostanze considerate ancor oggi misteriose sulle Tofane. Ordini di attaccare il nemico, poi ordini di prestare attenzione al nemico che attacca non fanno che sconcertare i reparti.

·       Pietro Jaier, letterato genovese, arruolatosi volontario nel 1916, racconta in “Con me e con gli alpini”: il Generale U. dopo aver ordinato dieci operazioni contro Son Pouses la mattina prime di essere esonerato, ha preso in disparte il Capitano Dapino e gli ha detto testuali parole “Né capità, ppò cortesia, no ppè servizio, pecch’io me n’aggi a ì; ma chilo cazz’de Son Pauses addò sta?”

·       Un reduce del battaglione Cadore così scrive: “ In quelli che restano, scampati ad un così grande olocausto, sempre rimarrà come un incubo la visione delle carni straziate di tanti compagni, e il ricordo delle tre settimane infernali su quel bastione tremendo, dove la loro tenacia, la loro resistenza, la loro abnegazione, sono rifulse più ancora che la vittoria avesse coronato il sacrificio”.

·       Canto degli Alpini sul Son Pauses:

Eravamo in ventinove
ora in sette siamo restà!
E gli altri ventidue
sul Som Pauses (Son Pouses) li han mazzà.

Maledetto sia il Som Pauses (Son Pouses)
coi suoi tubi di gelatina!
Si, l’è sta la gran rovina
la rovina di noi Alpin!Queste povere vedovelle
le va in chiesa, le va a pregar…
La passion dei lor mariti
le fa piangere e sospirar!

·       

5. LA GITA, LE TRINCEE E GLI ALBERI DA FRUTTO

Alpi e Gruppo:

Dolomiti - Gruppo Croda Rossa

Provincia:

Belluno

Punto di partenza:

"Torniché" di Podestagno (q. 1421 m)

Versante di salita:

SE

Dislivello di salita:

400 m - Totale: 800 m

Tempo di salita:

1,30 h - Totale: 2,30 h

Difficoltà:

E - A - F 

Periodo consigliato:

estate - autunno

Punti di appoggio:

Rifugio Ra Stua (q. 1695 m)

Tipo di via:

Via normale

Cartografia:

TABACCO N. 03 - Dolomiti Ampezzane 1:25000


Introduzione: Son Pouses (l´oronimo ampezzano richiama le "pouses", spazi per il riposo del bestiame al pascolo) non è una cima vera e propria, ma una gibbosità dalla sommità quasi piatta, posta alle pendici S della Croda de r´Ancona, nel gruppo della Croda Rossa d´Ampezzo e da essa separata da una valletta boscosa. Il risalto domina la Val di Rudo, che da Podestagno sale verso l´alpe di Ra Stua. Fondamentale punto strategico per i combattimenti italo-austriaci durante la Grande Guerra, disseminato di trincee e ruderi, consente un anello escursionistico di relativo impegno, in un recesso tranquillo e abbastanza selvaggio, dove è facile avvistare camosci.

Accesso: Dal "Tornichè" (tornante sulla strada Cortina - Dobbiaco, 8,5 km ca. da Cortina, ampio parcheggio) si segue a piedi per un tratto la strada asfaltata che sale a Ra Stua, fino a una tabella a destra, che indica l´accesso alla palestra di roccia.

Descrizione della salita: Si sale a tornanti nel bosco, piuttosto ripido e solcato da trincee, fino alla base della fascia rocciosa che sostiene il risalto di Son Pouses, attrezzata come falesia. Si obliqua a destra (tab.) traversando sotto le rocce e immettendosi nel sentiero che saliva dal "Torniché" lungo il solco del “Ru dei Caai”, oggi abbandonato (tab.). Lo si segue, passando a destra e sinistra di un rio asciutto e traversando una zona boschiva un po´ chiusa, ma panoramicamente interessante. In ultimo, a sinistra per erbe si tocca la piatta sommità, magramente pascoliva e alberata. Caratteristiche alcune piante da frutto quasi centenarie, purtroppo ormai quasi rinsecchite.

Si narra che il meli di Son Pouses siano stati piantati dai soldati Imperiali durante la grande guerra, ma secondo alcune testimonianze sembra siano nati spontaneamente dai torsoli dei frutti mangiati nelle trincee durante i combattimenti.

In tarda primavera, quasi estate, sono completamente fioriti, ma vista la quota elevata non riescono a fruttificare.

Arrivando alla sommità di Son Pouses l’impressione che hanno molti è quella di entrare in una sorta di “Orto degli Ulivi”, la sacralità del luogo merita sicuramente una pausa di riflessione e di preghiera.


Discesa: Si continua scendendo nel bosco verso W (ruderi di caserme in muratura) lungo le pendici W del risalto. Il sentiero serpeggia per un tratto fra detriti e grandi blocchi caduti da una vasta frana incombente. Ad un bivio sul ghiaione (tab.), si può seguire la traccia a destra, che in falsopiano conduce al Rifugio Ra Stua, o continuare per il sentiero, in parte rovinato dal dilavamento, fra la vegetazione fino alla strada sottostante. Per la strada asfaltata o le scorciatoie, si torna con breve discesa al parcheggio.

Note: Piacevole anello nel cuore del Parco Naturale delle Dolomiti d´Ampezzo. Mediamente faticoso, caldo in piena estate, percorribile fino al tardo autunno ma più consigliabile in primavera quando più in alto non si sale. Son Pouses svela un bel panorama sulle Dolomiti Ampezzane, dal Cristallo al Col Bechei; si vedono ancora molte testimonianze della Grande Guerra, lassù particolarmente cruenta. 

La falesia si trova vicina alla strettoia che chiude a nord la conca di Cortina. Son Pouses si trova nel Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo, e l’area è molto panoramica e ricca di vegetazione rara e di fauna selvatica. In alcuni periodi dell’anno vi è il pericolo di scariche di sassi a causa del passaggio di camosci sulla bancata ghiaiosa sovrastante la parete. La palestra è situata su di un’unica parete calcarea, senza soluzione di continuità ben visibile dalla strada.
Accesso: per l’accesso si lascia l’auto poco oltre il km 111 della S.S. 51 di Alemagna in località “Tornichè” (tornante), presso il bivio per Malga Ra Stua. Si sale per circa 200 metri lungo la strada per Ra Stua e in corrispondenza di una tabella segnaletica si svolta a destra (nord-est) e si segue il ripido sentiero.

Tipo di arrampicata: arrampicata su placca, prevalentemente di aderenza. Ciò che caratterizza questa palestra rispetto alle altre falesie di Cortina è il tipo di roccia, che in questo caso non è dolomia, ma è un bel calcare a placche e pance verticali; sono presenti gocce e rigole di corrosione nei tratti più investiti dalle acque di sgrondo.
Avvicinamento: 20 minuti
Numero di vie: 22
Lunghezza dei tiri: da 15m a 26m
Difficoltà: dal 6a al 7c (preponderanza vie di grado 6)
Adatta a principianti: no
Esposizione: sud
Quota: 1560m
Si arrampica se piove: no
Periodo: da aprile a novembre. La parete si asciuga velocemente dopo le piogge.

 

7. BIBLIOGRAFIA

·       Vienormali.it

·       Ramecrodes.blogspot.it

·       Frontedolomitico.it

·       Cortinamuesoguerra.it

·       Messaggeroveneto.it

·       Corrierealpi.it

·       Wikipedia