Giro del Sorapiss

Qualcuno l’ha definita come una “grandiosa cavalcata di roccia”.

I giorno:

dal Vandelli, consumata un’abbondante colazione e conclusi i saluti di rito a Emilio, il coriaceo gestore del Rifugio, ci incamminiamo verso l’omonima ferrata, che “il nostro viaggio abbia inizio”!

Alla mattina il primo impatto con la ferrata , completamente all’ombra incute timore, ma appena si sale un po’, basta voltarsi e la vista sul lago riscalda subito in cuore. Tra corde e scalette, dopo uno spettacolare passaggio aereo sbuchiamo al sole sulla cresta nordorientale della croda del Fogo. E’ già tempo di merenda.

Il Minazio che sulla carta appare piatto come un sentiero costiero, nella realtà ci regala un’infinità di saliscendi, sempre sul ciglio di aeree cenge. Qui l’assenza di fonti d’acqua, la calura dei mughi e la vista della Torre dei Sabbioni che per lunghi tratti appare sempre distante e irraggiungibile, ci fanno capire la vastità dell’ambiente e l’intensità che ci richiede la montagna vera.

Nell’alta Valle di San Vito siamo attirati dal belare di un gregge di pecore libere al pascolo e subito il pensiero va al lupo che ha ricolonizzato le Dolomiti in questi ultimi anni. Mah, speriamo bene…   Da Forcella Grande, dopo una breve pausa per ammirare la Torre riscaldata dall’ultimo sole della giornata scendiamo rapidamente verso lo storico Rifugio San Marco. Il profumo che esce dalla cucina, le risate di un gruppo di giovani alpinisti che chiedono consigli al gestore e Pongo il cane di casa, ci fanno subito sentire a nostro agio: giusta le scelta di pernottare qui!

II giorno:

Risalita faticosamente la Forcella Grande svoltiamo a sinistra e in un paio d’ore raggiungiamo il Bivacco Slataper dove una famiglia di stambecchi non si lascia facilmente intimorire dalla nostra presenza. Ci seguono fin sul bordo della Forcella del Bivacco, il punto più alto della nostra escursione. I 1500 metri di vuoto sotto i nostri piedi e la visione di gran parte delle Dolomiti ci tolgono il fiato. Indossati casco e imbrago d’obbligo ci assicuriamo al cavo metallico e scendiamo per l’esposta cengia verso destra, una serie di camini in ombra e nuovamente verso destra per risalire una scaletta che ci porta sulla Cengia del Banco, ci troviamo a metà parete della Croda Marcora, in basso le auto sulla statale 51 di Alemagna, in alto le nubi minacciose ci esortano ad accelerare il passo.

Giunti ai Tonde de Sorapiss possiamo scegliere come concludere il tour, due sono le possibilità: prendere a sinistra e risalire alla Sella di Punta Nera per poi calare a Forcella Faloria e quindi al Passo Tre Croci dove abbiamo lasciato l’auto oppure scendere direttamente per il vallone al Lago del Sorapiss. Optiamo per la soluzione più comoda, la Punta Nera può attender, si scende!

Il Rifugio Vandelli nel tardo pomeriggio ci attende, non prima di una meritata sosta in riva la lago, i colori della sera, il deflusso ordinato degli ultimi turisti e forse la stanchezza ci fanno immergere in un’atmosfera soave, per poco non ci addormentiamo.

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